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Giornata internazionale contro omofobia, bifobia e transfobia


𝗧đ—Ĩ𝗜𝗚𝗚𝗘đ—Ĩ đ—Ē𝗔đ—Ĩ𝗡𝗜𝗡𝗚: 𝗠𝗜𝗡đ—ĸđ—Ĩ𝗜𝗧đ—Ŧ đ—Ļ𝗧đ—Ĩ𝗘đ—Ļđ—Ļ


In occasione della 𝗴đ—ļđ—ŧđ—ŋđ—ģ𝗮𝘁𝗮 đ—ļđ—ģ𝘁𝗲đ—ŋđ—ģ𝗮𝘇đ—ļđ—ŧđ—ģ𝗮𝗹𝗲 contro đ—ŧđ—ēđ—ŧđ—ŗđ—ŧđ—¯đ—ļ𝗮, đ—¯đ—ļđ—ŗđ—ŧđ—¯đ—ļ𝗮 e 𝘁đ—ŋ𝗮đ—ģđ˜€đ—ŗđ—ŧđ—¯đ—ļ𝗮 andremo ad approfondire un tema a cavallo tra sociologia e psicologia sociale: il 𝗠đ—ļđ—ģđ—ŧđ—ŋđ—ļ𝘁𝘆 đ—Ļ𝘁đ—ŋ𝗲𝘀𝘀.

Esso fornisce una cornice teorica tramite cui leggere le 𝗱đ—ļ𝘀đ—Ŋ𝗮đ—ŋđ—ļđ˜đ—ŽĖ€, in termini di salute mentale, tra i soggetti eterosessuali e cisgender (non transgender) e i soggetti appartenenti alla comunità 𝗟𝗚𝗕𝗧𝗤+.


Da dove nasce questo termine?

La prima a teorizzarlo fu 𝗕đ—ŋđ—ŧđ—ŧ𝗸𝘀 nel 1981, nel suo libro intitolato: “𝗠đ—ļđ—ģđ—ŧđ—ŋđ—ļ𝘁𝘆 đ—Ļ𝘁đ—ŋ𝗲𝘀𝘀 𝗮đ—ģ𝗱 đ—Ÿđ—˛đ˜€đ—¯đ—ļ𝗮đ—ģ đ—Ēđ—ŧđ—ē𝗲đ—ģ”.

Brooks concepÃŦ un modello multilivello, in cui gli 𝘀𝘁đ—ŋ𝗲𝘀𝘀đ—ŧđ—ŋ 𝘀đ—ŧ𝗰đ—ļ𝗮𝗹đ—ļ e 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂đ—ŋ𝗮𝗹đ—ļ risultavano in stressor di natura đ—¯đ—ļđ—ŧđ—ŗđ—ļ𝘀đ—ļ𝗰𝗮 e đ—Ŋ𝘀đ—ļ𝗰đ—ŧ𝗹đ—ŧ𝗴đ—ļ𝗰𝗮 (impattando, quindi, 𝗰đ—ŧđ—ŋđ—Ŋđ—ŧ e đ—ē𝗲đ—ģ𝘁𝗲).


In seguito, 𝗠𝗲𝘆𝗲đ—ŋ riprese questo concetto applicandolo alla đ—Ŋđ—ŧđ—Ŋđ—ŧ𝗹𝗮𝘇đ—ļđ—ŧđ—ģ𝗲 đ—ŧđ—ēđ—ŧ𝘀𝗲𝘀𝘀𝘂𝗮𝗹𝗲 (sia đ—ē𝗮𝘀𝗰đ—ĩđ—ļ𝗹𝗲 che đ—ŗđ—˛đ—ēđ—ēđ—ļđ—ģđ—ļ𝗹𝗲) e a quella đ—¯đ—ļ𝘀𝗲𝘀𝘀𝘂𝗮𝗹𝗲. Col passare del tempo il modello ha poi incluso la đ—Ŋđ—ŧđ—Ŋđ—ŧ𝗹𝗮𝘇đ—ļđ—ŧđ—ģ𝗲 𝘁đ—ŋ𝗮đ—ģ𝘀𝗴𝗲đ—ģ𝗱𝗲đ—ŋ.

Meyer sostenne che gli individui appartenenti a queste minoranze sperimentavano, in aggiunta a stressor comuni alla popolazione generale, degli 𝘀𝘁đ—ŋ𝗲𝘀𝘀đ—ŧđ—ŋ 𝗮𝗴𝗴đ—ļ𝘂đ—ģ𝘁đ—ļ𝘃đ—ļ, che minavano la loro salute mentale.


Essi sono riassumibili in 𝟰 đ—Ŋ𝘂đ—ģ𝘁đ—ļ:

1) sperimentare 𝗱đ—ļ𝘀𝗰đ—ŋđ—ļđ—ēđ—ļđ—ģ𝗮𝘇đ—ļđ—ŧđ—ģ𝗲 e 𝘃đ—ļ𝘁𝘁đ—ļđ—ēđ—ļ𝘇𝘇𝗮𝘇đ—ļđ—ŧđ—ģ𝗲

2) aspettative di đ—ŋđ—ļđ—ŗđ—ļ𝘂𝘁đ—ŧ ed 𝗲đ—ē𝗮đ—ŋ𝗴đ—ļđ—ģ𝗮𝘇đ—ļđ—ŧđ—ģ𝗲

3) đ—ŧ𝗰𝗰𝘂𝗹𝘁𝗮đ—ē𝗲đ—ģ𝘁đ—ŧ dell'đ—ŧđ—ŋđ—ļ𝗲đ—ģ𝘁𝗮đ—ē𝗲đ—ģ𝘁đ—ŧ 𝘀𝗲𝘀𝘀𝘂𝗮𝗹𝗲

4) đ—ŧđ—ēđ—ŧđ—ŗđ—ŧđ—¯đ—ļ𝗮 đ—ļđ—ģ𝘁𝗲đ—ŋđ—ļđ—ŧđ—ŋđ—ļ𝘇𝘇𝗮𝘁𝗮 (è possibile aggiungere anche bifobia o transfobia)


Questi fattori, quindi, possono permetterci di comprendere come la popolazione LGBTQ+ sperimenti, per esempio, un maggior tasso di 𝗱𝗲đ—Ŋđ—ŋ𝗲𝘀𝘀đ—ļđ—ŧđ—ģ𝗲, di 𝘀𝘂đ—ļ𝗰đ—ļ𝗱đ—ļđ—ŧ e đ—Žđ—¯đ˜‚đ˜€đ—ŧ 𝗱đ—ļ 𝘀đ—ŧ𝘀𝘁𝗮đ—ģ𝘇𝗲.


Di fronte ad un quadro cosÃŦ complesso, la psicologia come forma di cura tramite la relazione ha sicuramente molto da offrire, ma è solo uno dei tasselli che consentirà il raggiungimento di un đ—¯đ—˛đ—ģ𝗲𝘀𝘀𝗲đ—ŋ𝗲 đ—ē𝗲đ—ģ𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗱đ—ļđ—ŗđ—ŗđ˜‚đ˜€đ—ŧ all’interno della minoranza LGBTQ+.


Nonostante i soggetti appartenenti a questa comunità possano mostrare molte đ—ŋđ—ļ𝘀đ—ŧđ—ŋ𝘀𝗲 (sia personali che frutto dell’ambiente in cui sono inserite) e risultare đ—ŋ𝗲𝘀đ—ļ𝗹đ—ļ𝗲đ—ģ𝘁đ—ļ, è doveroso riconoscere come il 𝗰đ—ŧđ—ģ𝘁𝗲𝘀𝘁đ—ŧ 𝘀đ—ŧ𝗰đ—ļđ—ŧ-𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂đ—ŋ𝗮𝗹𝗲 si dimostri ancora oggi molto đ—ŧđ—Ŋđ—Ŋđ—ŧ𝘀đ—ļ𝘁đ—ļ𝘃đ—ŧ e la richiesta 𝗱đ—ļđ—ŋđ—ļ𝘁𝘁đ—ļ 𝗰đ—ļ𝘃đ—ļ𝗹đ—ļ sia un processo che appare piÚ che mai difficoltoso.


Come ci insegna la 𝗴đ—ŋ𝘂đ—Ŋđ—Ŋđ—ŧ𝗮đ—ģ𝗮𝗹đ—ļ𝘀đ—ļ, perÃ˛, anche il contributo di un 𝘀đ—ļđ—ģ𝗴đ—ŧ𝗹đ—ŧ 𝘀đ—ŧ𝗴𝗴𝗲𝘁𝘁đ—ŧ puÃ˛ đ—ēđ—ŧ𝗱đ—ļđ—ŗđ—ļ𝗰𝗮đ—ŋ𝗲 gli 𝗲𝗾𝘂đ—ļ𝗹đ—ļđ—¯đ—ŋđ—ļ di un 𝘀đ—ļ𝘀𝘁𝗲đ—ē𝗮. Adottando questa visione potrebbe essere utile, nel nostro piccolo, provare a interrogarci su questo tema e riflettere su quanto e come potremmo 𝗰đ—ŧđ—ģ𝘁đ—ŋđ—ļđ—¯đ˜‚đ—ļđ—ŋ𝗲 al đ—¯đ—˛đ—ģ𝗲𝘀𝘀𝗲đ—ŋ𝗲 di questa fascia di popolazione.

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