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Intervista a Marisa, giocatrice di "life simulator games"

Aggiornamento: 9 ott 2020


Quale ruolo ha avuto per te il "life simulator"

durante il lockdown?

“E’ stato un modo per riempire la noia della routine che si era creata: ho trovato nella realtà virtuale una VALIDA ALTERNATIVA DI VITA rispetto alla situazione di lockdown che si stava vivendo.

Nella partita potevo avere e raggiungere obiettivi di vita, al contrario dello stand-by della realtà dei fatti.”


Durante il lockdown le ore di gioco sono aumentate? Se sì, perché?

“Si, sono aumentate e sono arrivata a giocare fino a 5 ORE AL GIORNO, anche DI FILA!

In particolare, mi intrattenevo durante la serata e NON RIUSCIVO A SCOLLEGARMI prima dell’una o delle due di notte…

NON MI SENTIVO CONSAPEVOLE di quante ore rimanevo collegata perché avevo una sensazione di rilassatezza e curiosità che penso fossero date dalla possibilità di ottenere GRATIFICAZIONI CHE NELLA VITA NON RIESCO AD AVERE.

Quella realtà mi rimaneva così tanto in testa, al punto che appena mi scollegavo volevo immediatamente RICONNETTERMI... continuavo a ripensare ad un particolare oggetto o vestito che avevo visto nel gioco!

Tutto sommato comunque ho una maggiore capacità di riuscire a scollegarmi dal gioco rispetto mio compagno, che giocando invece a videogiochi d'azione, fa molta più fatica sia a interrompersi durante la partita sia a scollegarsi e alcune volte addirittura RINUNCIA AD USCIRE CON AMICI E PARENTI perché preferisce rimanere in casa a giocare... mi dice che non ha avuto il tempo di giocare in quella giornata! Nemmeno io riesco a convincerlo ad uscire!

Inoltre ogni sera, dopo cena, si collega e rimane sveglio fino a tardi prima di venire a letto perché DEVE GIOCARE!”


Hai notato delle conseguenze nel corpo?

“Ho notato di aver iniziato ad avere qualche DISTURBO DEL SONNO, tipo insonnia e fatica a risvegliarmi la mattina, cosa strana perché in genere sono una dormigliona…

Poi ho notato qualche DISTURBO ALLA VISTA: sentivo gli occhi arrossati e molto affaticati, come quando si passa una notte insonne.

Inoltre avevo anche qualche DOLORE FISICO durante e dopo la partita, a distanza di qualche giorno: ho accusato un intorpidimento dei polsi e mal di schiena probabilmente dovuto alla postura che assumevo mentre giocavo...

…ma tutto questo non mi impediva di CONTINUARE A GIOCARE!


Quali conseguenze relativamente all’umore?

“Allora...rispetto al mio umore ho avuto l’impressione di un TOTALE RILASSAMENTO durante la partita, ma allo stesso tempo provavo spesso IRRITAZIONE e FRUSTRAZIONE, in particolare quando la partita s'interrompeva improvvisamente e io non avevo voglia di scollegarmi!

Inoltre ho anche notato di provare una forte difficoltà nel lasciarmi cogliere dalle “distrazioni” presenti nella realtà, in quanto sentivo proprio di essere TOTALMENTE IMMERSA nel videogioco e anche per questo, se capitava un “fallimento” rispetto al raggiungimento di un obiettivo, la mia FRUSTRAZIONE non faceva altro che AUMENTARE e in più mi sentivo arrabbiata.

Anche perché cavolo... almeno nel gioco! Già tutti i giorni ci sono continui fallimenti rispetto alla propria vita e almeno lì non dovrebbe accadere!

Certo che poi comunque dopo poco tempo mi rendevo conto che era stupido arrabbiarmi per un gioco... tanto poi potevo RITENTARE la partita senza grosse conseguenze!

Un’altra sensazione che ho provato è stata la tranquillità di poter AVERE TUTTO CON ASSOLUTA FACILITA’ perché nel gioco posso aumentare il denaro disponibile con dei trucchetti, posso aspirare ed essere chi voglio, posso essere capace di fare qualunque cosa SENZA SFORZO...tanto l’avatar può studiare vari argomenti ma tu che lo stai utilizzando non sai nemmeno cosa ci sia scritto e poi ti ritrovi a fargli fare esattamente QUELLO CHE VOLEVI e COME LO VOLEVI...

Inoltre potevo spostarmi da un posto ad un altro in pochi secondi e questo mi permetteva di trovare il tempo anche per coltivare i miei hobby... insomma è tutto più semplice!


Rispetto alla sfera sociale

quali conseguenze si riportano?

“Durante il lockdown ho proprio sentito di PREFERIRE LA REALTA’ VIRTUALE e le relazioni virtuali piuttosto che reali... infatti evitavo, quando mi era possibile, anche il mio compagno... cosa che non mi era mai accaduta prima perché sono una persona che solitamente ama stare con gli altri, soprattutto con i miei familiari.”


Visto che è un simulatore di vita, nel gioco esiste anche la morte?

Se si, potresti delinearci la situazione della perdita?

“Il personaggio soffre come nella vita reale per la perdita ma poi non è come nella realtà... non sono paragonabili le cose... nella vita vera provi angoscia, paura, tristezza e rabbia e tutte queste emozioni negative non le provi nel gioco...

Inoltre nel gioco, grazie ad una nuova espansione, è possibile fare tutto con il morto, anche se è il morto che decide quando farsi vedere e diciamo che forse è in questo senso che vi è una speranza riconducibile alla vita reale... di sperare di rivedere qualcuno che è venuto a mancare nella tua vita... questa cosa sarebbe interessante ed è un altro aspetto che mi riporta ad una speranza che vorrei che fosse reale...”



Ci è sembrato importante riportare integralmente questa testimonianza di Marisa perché, a nostro parere, esprime bene ciò che il videogiocatore è solito ritrovare nell’esperienza di gioco e, in particolar modo, come ciò si declini ulteriormente nell’utilizzo di un “life simulator”.

Dalle parole di Marisa si evincono anche i rischi ad essa connessi, seppur in una persona non affetta da una vera e propria “dipendenza da videogiochi”, che però durante il lockdown ha manifestato comportamenti simili ad un soggetto dipendente, come molti giovani di cui negli ultimi anni ci troviamo ad occuparci sempre più spesso da un punto di vista clinico, sia come Istituto di Psicosomatica Integrata sia come sede dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo.


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